lunedì

Toccato il fondo (8 febbraio 2010)

Sono uscito di casa, a piedi, anche se la giornata è fredda e gelida; appena uscito dal portone squilla il cellulare, mi fermo a rispondere al messaggio.

A una certa distanza di fronte a me un signore agita e le braccia e mi urla qualcosa, che ovviamente non sento.
Gli sorrido, come faccio con tutti, e continuo a rispondere al messaggio, battendo sui tasti del cellulare.
Vedo con la coda dell'occhio il signore che si avvicina, ora mi è di fronte, mi strattona gentilmente. Lo guardo in maniera interrogativa, lui continua a spingermi, non riesco a capire cosa stia succedendo.

Poi mi giro e finalmente afferro la situazione: mi sono messo in modo da impedire la manovra in retromarcia di un'automobilista che cercava di uscire dal parcheggio.
Il tizio in questione si era attaccato al clacson da un minuto buono, cercando di farmi spostare. Alla fine aveva cominciato a urlare e a dare in escandescenze, attirando l'attenzione degli altri passanti.

Il buon samaritano si accosta allo sportello del conducente, allarga le braccia, in modo plateale alza gli occhi al cielo e dice che, suvvia, non è il caso di prendersela così tanto per una sciocchezza. Dopodichè si allontana, l'automobilista sgomma via, e io rimango come un idiota in mezzo alla strada.

Nulla. Non ho sentito nulla. Non mi sono accorto di nulla.

Entro in un bar per prendere un caffè.
Mi viene da piangere. Cosa è mai successo, come sono potuto cadere così in basso,
io, proprio io, che alcune volte ero stato bollato come presuntuoso per aver detto che "le persone con difficoltà devono darsi da fare per essere all'altezza di qualsiasi situazione!", "non dobbiamo avere la pappa pronta, bensì cavarcela da soli", "gambe in spalla e pedalare!", ed eccomi qua, a bere caffè, trattenendo le lacrime, rendendomi conto di aver varcato la soglia che separa le persone "capaci" da quelle "non più capaci".

Dopo aver pensato per tutta la vita, con convinzione, che un giorno avrei raccolto i frutti dei miei sforzi, oggi mi sono reso conto di avere in realtà camminato all'indietro senza accorgermene, di essere regredito senza saperlo.

Oggi ho capito che, per la prima volta, ho toccato il fondo.

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